La birra nel Medioevo.

Prosegue il nostro viaggio nella storia della birra, oggi vi raccontiamo come era prodotta e consumata nel Medioevo. Con la caduta dei Romani e la conseguente cristianizzazione, in Europa si assiste a consistenti fenomeni migratori. A diffondere la birra in Europa del Nord e, in seguito, anche nel resto del continente ci pensarono alcuni monaci irlandesi. Nell’anno 1000 d.C. la birra passa da una produzione casalinga ad una prima produzione industriale; è così che nasce la figura del Mastro Birraio, figura che ha contribuito, in quel periodo, a salvare migliaia di persone dalle ricorrenti epidemie. In un’epoca in cui la purezza dell’acqua non era garantita, la birra era la bevanda igienicamente più sicura.

L’arte della produzione della birra, nel Medioevo, era affidata ai monaci. Il più antico monastero ad aver prodotto birra è quello italiano di Montecassino, seguito dal monastero benedettino di Weihenstephan, nei pressi di Monaco e dalle abbazie belghe, ognuna delle quali possiede la propria birreria. È proprio tra queste mura che si abbandona l’impiego del tino in coccio e si inizia ad usare un recipiente in rame, che attribuisce alla birra migliori caratteristiche organolettiche.

I frati la consideravano un vero medicinale dai poteri terapeutici e medicamentosi. La birra veniva somministrata ai convalescenti come ricostituente, alle partorienti affinché producessero più latte ed era indicata per migliorare la digestione e la circolazione del sangue.

I monaci della Baviera introdussero, tra le altre cose, un nuovo sistema di fermentazione della birra, grazie alla sua conservazione nelle cantine. Al fresco alcuni lieviti fermentavano più lentamente, consentendo in questo modo una migliore conservazione della birra. Il procedimento prese il nome tedesco di lager, che significa, appunto, deposito, magazzino.

In merito agli ingredienti, prima dell’introduzione del luppolo, dovuto a Suor Hildegard von Bingen, in grado di migliorare la conservazione della bevanda, alla birra veniva aggiunta una miscela di erbe e bacche, come mirto, ginepro e rosmarino, che prendeva il nome di gruyt.

Nel 1516 a regolamentare la corretta preparazione della birra ci pensa Guglielmo IV con il Reinhetsgebot, letteralmente “editto della purezza”, con il quale obbligava i maestri birrai bavaresi ad utilizzare soltanto acqua, luppolo e malto d’orzo per la preparazione della birra. I controlli erano molto rigorosi. I notai, incaricati di verificare la purezza della bevanda, versavano la birra su una panca di legno e vi facevano sedere il Mastro Birraio, se asciugandosi i calzoni di cuoio non restavano attaccati alla panca la birra era si buona qualità, in caso contrario significava che la birra era stata aromatizzata con le resine e allora il malcapitato veniva immerso in un pentolone con la sua stessa birra e con grandi pezzi di ghiaccio.

L’industria della birra si espanse fino al XVI secolo, quando, in seguito alle guerre religiose, le pesanti tassazioni fecero crollare considerevolmente i consumi di questa bevanda. La ripresa avvenne dal XVIII in poi, quando tassazioni meno gravose e migliori tecniche di lavorazione ne abbassano i costi, migliorandone, al contempo, la qualità.

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